martedì 14 aprile 2009

Affari bomba

Luca segnala una cosa passata un po' in silenzio. A fine marzo il Presidente del Consiglio ha presentato il rapporto annuale sulla vendita, acquisto e transito di materiale bellico. In tempo di crisi, è una delle poche industrie fiorenti.
Per quanto riguarda i paesi Nato o dell'Unione Europea, più del 51% del nostro export di armi riguarda la Turchia. Per i paesi non Nato/UE, spiccano India, Australia e (al Terzo posto) la Libia.
Il lettore malizioso potrà trovare nuovi motivi di lettura delle prese di posizione e delle dichiarazioni ufficiali di politica estera.
Secondo l'unità, le transazioni finanziarie tra produttori e clienti ha fruttato alle banche italiane un +222% rispetto al 2007. BNL si aggiudica più di un terzo della torta, poi Deutsche Bank, Societe Generale, Intesa San Paolo, Citybank, e le "provinciali" Banco di Brescia e Cassa di Risparmio di La Spezia.
Per quanto riguarda le aziende produttrici, l'Augusta (finmeccanica) si aggiudica il 37% del mercato, grazie ad un accordo con la Turchia per elicotteri da combattimento.
Ciò che più preoccupa, comunque, sono i 66,72 milioni di euro autorizzati per compensi di intermediazione, che lo stesso ministero dell'Economia e Finanza dichiara di non essere in grado di verificare il loro effettivo utilizzo.

Per curiosità, la lista delle nazioni sottoposte ad embargo del commercio delle armi è la seguente:

BURMA/MYANMAR
CHINA
COTE D'IVOIRE
DEMOCRATIC PEOPLE'S REPUBLIC OF KOREA
DEMOCRATIC REPUBLIC OF CONGO
IRAN
IRAQ
LEBANON
LIBERIA
SIERRA LEONE
SOMALIA
SUDAN
UZBEKISTAN
ZIMBABWE

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