Sabato sera all'Auditorium della bibblioteca di Montebelluna Emilio Rigatti ha presentato l'ultimo suo racconto di viaggio. L' "Italia fuorirotta" è un simpatico diario di viaggio dal Friuli (con l'accento sulla "u" come ha ripetuto più volte) alle porte di Reggio Calabria.
Più che una presentazione è stata una chiaccherata come quelle che ha fatto durante il viaggio con le persone incuriosite che ha incontrato lungo la strada. Ha raccontato gli episodi curiosi, le bellezze che si scoprono senza volerlo girando a casa per la "penisola del tesoro".
Il pubblico, naturalmente, era incuriosito dalle problematiche legate al fatto di spostarsi unicamente in bicicletta (come fare quando piove, quando si ha fretta?). A queste domande il povero Emilio ha dovuto ritirar fuori con molta pazienza le solite risposte che da anni va predicando.
Interessanti, perchè poco raccontati nei suoi libri, tranne un po' in "Minima Pedalia" il racconto delle sue esperienze scolastiche (insegna in una scuola media). Ogni anno organizza una "gita" di due o tre giorni nei paesini accanto in bicicletta, senza, ovviamente mezzi al seguito. Queste uscite permettono ai ragazzi di scoprire il territorio in cui vivono. Scoprono che tra un casello e un altro, al di la del vetro dell'auto, esistono paesi, persone, stagioni, odori, vento, ecc.
La visita a musei, abbazie, monumenti è molto più piacevole, assicura, se ci si arriva con un'oretta di bici, invece di un quarto d'ora di autobus.
Mi ha colpito profondamente il fatto che l'estate scorsa abbia lasciato la bici (per 8 giorni) per scendere a piedi l'Isonzo dalle foci al mare. E' stato tanto impressionato da organizzare, per l'estate prossima un viaggio a piedi in Istria. Dopo l'enorme sorpresa iniziale, ho capito che non c'era molto da stupirsi. Ho erroneamente legato Rigatti alla bicicletta, tuttavia questo legame è accidentale, il suo vero amore è il viaggiare lento, non ha molta importanza come.
Ho una grande stima di Rigatti, la narrazione dei viaggi in bicicletta non ha pari in Italia. Tuttavia non approvo la sua indignazione per le grandi opere viarie, e le modifiche che l'urbanizzazione inevocabilmente causa al territorio. Ci sarebbero moltissime critiche da fare riguardo a come vengono fatte le opere di urbanizzazione, non discuto, però se si può circolare per le stradine dei paesi in bici abbastanza tranquillamente, lo dobbiamo alle austrade che tolgono traffico pesante dai centri abitati.
Le grandi opere medievali che ha incontrato lungo gli appennini, quando sono state costruite, hanno intaccato irrimediabilmente un paesaggio intonso. Tuttavia oggi le ammiriamo estasiati.
Più che una presentazione è stata una chiaccherata come quelle che ha fatto durante il viaggio con le persone incuriosite che ha incontrato lungo la strada. Ha raccontato gli episodi curiosi, le bellezze che si scoprono senza volerlo girando a casa per la "penisola del tesoro".
Il pubblico, naturalmente, era incuriosito dalle problematiche legate al fatto di spostarsi unicamente in bicicletta (come fare quando piove, quando si ha fretta?). A queste domande il povero Emilio ha dovuto ritirar fuori con molta pazienza le solite risposte che da anni va predicando.
Interessanti, perchè poco raccontati nei suoi libri, tranne un po' in "Minima Pedalia" il racconto delle sue esperienze scolastiche (insegna in una scuola media). Ogni anno organizza una "gita" di due o tre giorni nei paesini accanto in bicicletta, senza, ovviamente mezzi al seguito. Queste uscite permettono ai ragazzi di scoprire il territorio in cui vivono. Scoprono che tra un casello e un altro, al di la del vetro dell'auto, esistono paesi, persone, stagioni, odori, vento, ecc.
La visita a musei, abbazie, monumenti è molto più piacevole, assicura, se ci si arriva con un'oretta di bici, invece di un quarto d'ora di autobus.
Mi ha colpito profondamente il fatto che l'estate scorsa abbia lasciato la bici (per 8 giorni) per scendere a piedi l'Isonzo dalle foci al mare. E' stato tanto impressionato da organizzare, per l'estate prossima un viaggio a piedi in Istria. Dopo l'enorme sorpresa iniziale, ho capito che non c'era molto da stupirsi. Ho erroneamente legato Rigatti alla bicicletta, tuttavia questo legame è accidentale, il suo vero amore è il viaggiare lento, non ha molta importanza come.
Ho una grande stima di Rigatti, la narrazione dei viaggi in bicicletta non ha pari in Italia. Tuttavia non approvo la sua indignazione per le grandi opere viarie, e le modifiche che l'urbanizzazione inevocabilmente causa al territorio. Ci sarebbero moltissime critiche da fare riguardo a come vengono fatte le opere di urbanizzazione, non discuto, però se si può circolare per le stradine dei paesi in bici abbastanza tranquillamente, lo dobbiamo alle austrade che tolgono traffico pesante dai centri abitati.
Le grandi opere medievali che ha incontrato lungo gli appennini, quando sono state costruite, hanno intaccato irrimediabilmente un paesaggio intonso. Tuttavia oggi le ammiriamo estasiati.
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