Avevo tredici anni e il Giro d'Italia passava vicino a casa mia. Quell'anno gli italiani speravano in Flavio Giupponi e un Moser al limite del pensionamento. Bugno era sconosciuto al pubblico ma non a noi, perchè la sua famiglia era originaria del mio paese (altro che Brianza...). In quell'anno vinse per la prima volta una tappa, come Mario Cipollini.
In tv De Zan era ancora in grado di tenere 2 ore di diretta da solo, commentando le immagini da solo due telecamere, spesso con grandi vibrazioni che a fissarle ti facevano venire il mal di mare, e ripetendo per ore nomi che mi sarebbero stati inoculati per sempre nella memoria: van Poppel, Acacio da Silva, Freuler, Bjarne Riis, Erik Breukink, Fignon, Lucio Herrera, e squade come l'Ariostea, l'Alfa Lum, la Chateaux d'Ax.
Alle 11 circa andai con mio padre e mio fratello nella statale per vedere il passaggio. La folla tifava per gli italiani. Forse la vicinanza del piave aveva un ruolo importante nella formazione patriotica della mia gente. Se la prendevano con gli straieri. Ricordo un enorme cartello "Fignòn fetentòn!".
A me un po' dispiaceva per il francese. Correva con gli occhialini (era chiamato il Professore per questo) e portava il codino, che allora era veramente scandaloso. Poi era uno garbato e parlava francese. Se proprio dovevo prendermela con qualcuno me la prendevo con Hampsteen, non mi piacevano gli statunitensi. Troppo facile vincere con uno stato così grande.
Quel giro, però, lo vinse lui. Dopo un mese, in Francia, un altro americano a stelle e strisce lo sconfisse l'ultima giornata per soli 8". Si disse che vonse solo per il manubrio da triatlon e la bici speciale che solo lui usava allora nelle cronometro.
Dopo quel secondo posto Fignon non ebbe più risultati di rilievo.
Non si è fatto vedere molto in questi ultimi anni. Ieri è apparsa una intervista in cui presenta un libro di ricordi: "Eravamo giovani e spensierati" in cui ricorda i bei tempi andati. Ha scioccato il pubblico dichiarando di avere un cancro in fase avanzata all'apparato digerente, probabilmente il pancreas. Non sa quanto potrà ancora vivere. Sarà per questo che ha voluto raccontare i suoi ricordi. Togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E pulire un po' la cosceinza. Come quando nel '91 vedeva i primi clamorosi effetti dell'Epo nei suoi avversari. O quando afferma di avere assunto cortisone e anfetamine durante la carriera.
Pure cocaina, dopo l'ultima tappa alla Vuelta dell'87. Il colombiano Luis Herrera lo battè e volle offrirgli la coca.
Da Repubblica
Dalla Gazzetta
venerdì 12 giugno 2009
Fignon fetentòn
Pubblicato da Abro alle 09:16
Etichette: Biclicletta, Sport
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