Al parcheggio della fiera è ancora buio quando arrivo.
Salgo sul primo autobus per Vidor che per partire attende che siano occupati tutti i posti a sedere.
L'ondeggiare dell'autobus mi culla per quaranta minuti, mentre fuori albeggia. Vorrei tanto non aver perso il lettore mp3 portatile ...
Siamo i primi a giungere a Vidor. Sono le 7.15 il sole si è alzato in fretta. I megafoni stile vecchia compagna elettorale sparano canzoni stile vecchia sagra della salciccia sulle orecchie dei vidorensi assonnati. Li immagino rassegnati, sotto alle coperte, che pensano "Vabbè, per una volta si può anche sopportare", mentre stabiliscono un onesto orario per la sveglia, che permetta loro di assistere ad una evento "unico ed irripetibile", senza trascurare il riposo festivo, decurtato dall'arrivo dell'ora legale.
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