Quando le cose vanno bene, sembra che se ne voglia parlare poco per non rompere l'ingranaggio.
Il "crollo" dell'Euribor non passa certo inosservato, soprattutto per chi ha un mutuo indicizzato a questo valore. Tuttavia, sembra che nella stampa non trovino spazio alcune osservazioni parallele ma di segno opposto rispetto a quelle che popolavano i quotidiani in tempi di elevati euribor. Ne faccio alcune io, da incompetente:
1) Le banche hanno fatto un affare d'oro (in prospettiva) grazie all'accordo ABI - Governo,che ha consentito a molte famiglie di allungare la durata del mutuo anche se ora, dopo pochi mesi di difficoltà, probabilmente riuscirebbero a pagare la rata.
2) Indicizzare i mutui sul tasso nominale della BCE significa solamente rendere un mutuo a tasso variabile, un mutuo a tasso "leggermente variabile", come con l'acqua frizzante. Che me ne faccio del mutuo di BPM indicizzato al tasso BCE, se poi mi mette uno spread di 1.5%?
3) Nei tempi difficili, con l'Euribor alle stelle, i giornali preferivano cavalcare l'onda della disperazione da alta rata invece di sostenere che questa è la norma, il tasso variabile è mediamente conveniente, ma ha picchi alti e bassi, quindi chi lo sceglie, non necessariamente spende di più, ma deve essere in grado di sopportare incrementi repentini per qualche periodo.
Dopo appena 16 rate, nonostante la peggior crisi degli ultimi 80 anni la miglior offerta di mutuo variabile mi ha consentito di risparmiare mediamente il 3.54%, pari a 508 euro rispetto alla migliore offerta di mutuo fisso.
Nonostante le campagne terrorizzanti degli inserti finanziari dei quotidiani.
martedì 11 novembre 2008
Basta sapere cosa si compra
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