giovedì 27 novembre 2008

Pesci, pesche e pietre

Ieri sera leggevo "Italia fuori rotta" di Emilio Rigatti. Nel suo viaggio in bicicletta tra Campania e Basilicata incontra alcuni paesetti dell'entroterra montano che si chiamano pesco-qualcosa o qualcosa-pesco.
Pesco non ha a che fare con le pesche, ne tantomeno coi pesci, ma significa masso, pietra. Il toponimo, quindi sembra derivare, più che dalle abitudini alimentari, dalle caratteristiche geologiche del luogo.
Emilio intuisce quindi che "prendersi a pesci in faccia" potrebbe non significare letteralmente tirarsi addosso orate o carpe, ma più semplicemente prendersi a sassate. Infatti sarebbe difficile spiegare perchè si dovrebbe sprecare dei pesci per tirarli addosso ad un nemico, molto più economiche ed efficaci le pietre. Se proprio si volesse usare un animale, piuttosto degli squamosi e viscidi pesciolini si poteva usare conigli, o polli, che per la loro anatomia ben si apprestano ad essere impugnati (per le orecchie i primi, per le zampe i secondi).

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