venerdì 22 maggio 2009

Crisi e podismo

In un interessante articolo del Wall Street Journal online si fa notare una relazione tra la crisi economica e la moda della corsa. Non per caso, il primo boom di runners cominciò negli anni '70, durante la depressione.
I motivi sarebbero:
1 - costi minimi, sia per abbigliamento, sia per atrezzatura (non servono una palestra o macchinari costosi)
2 - in periodi di stress, correre rende felici a causa del rilascio di dopamina

L'autore è Cameron Stracher, editore del "New York Law School Law Review", che sta appunto scrivendo un libro giusto a proposito del boom della corsa negli anni '70.

Qualche mia considerazione riguardanti l'Italia:

1 - In Italia da almeno 5-10 anni, e comunque in periodo di forte crescita economica, la corsa di durata sta avvicinando sempre più appassionati
2 - Se trascuriamo l'imperscrutaile ciclicità della moda, i motivi di questo nuovo boom risalgono ai produttori e rivenditori di materiale sportivo.
3 - E' vero che per correre bastano poche cose non costose, ma dalle scarpe alla bandana il costo medio dell'abbigliamento può arrivare a 200 euro, più altri 100/200 per chi si dota di cardofrequenzimetro o rilevatore gps, 5 euro a settimana in sali, proteine, vitamine, più la partecipazione alle manifestazioni che vanno dai 10 ai 50 euro.
4 - Le aziende produttrici e distributrici di materiale sportivo hanno un ruolo fondamentale nella crescita degli appassionati della corsa. Questo va loro riconosciuto come un merito. Non sempre il profitto dell'azienda corrisponde al bene fisico e psicologico (non economico!) del consumatore. Questa volta si.

Perciò, almeno in Italia, a mio parere, fino ad ora, la passione per la corsa sembra slegata dalla crisi economica attuale.

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