venerdì 15 febbraio 2008

Articolo 81 e l'idea di un indice di consistenza


L'articolo 81 della costituzione recita:
"Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte".

Ieri in "Focus Economia" di Radio 24, il giornalista economico Sebastiano Barisoni accennava ad una iniziativa della radio che prendeva il nome dall'articolo della costituzione. L'iniziativa vorrebbe vincolare gli annunci elettorali che impegnano nuove (o maggiori) risorse economiche al metodo che si utilizzerà per ottenerle.

A mio parere è un'ottima iniziativa. Un modo per dare un giudizio di attendibilità ad una promessa elettorale.
In questo modo qualunque promessa elettorale del tipo "tutti i salari a 1000 euro" o "taglio dell'ICI" non dovrà essere presa in considerazione (e non dovrebbe influire nel dibatito politico) finchè non viene completata con i dettagli necessari per l'attuazione.
Una sorta di certificato di autoconsistenza e completezza. Una garanzia che la proposta è solida e credibile.

Si muove nella stessa direzione di questo post un po' troppo visionario, introducendo un parametro di giudizio il più possibile oggettivo, anche se discutibile e modificabile.

A mio giudizio, il giudizio di solidità non deve essere fornito necessariamente dalla stampa. La stampa, accanto ai commenti, agli editoriali, alle opinioni autorevoli, deve riportare anche la notizia "nuda e cruda". Se un importante esponente politico promette "un milione di nuovi posti di lavoro" senza spiegare come li otterrà, la stampa non può non parlarne.

Ho provato a cercare nel web iniziative di questo genere.

WikiDemocracy propone di stilare programmi a partire dal basso con il contributo degli utenti, con lo scopo di stilare un programma politico a partire dal basso. E' un bell'esempio di democrazia partecipativa (e poco rappresentativa).

OpenPolis è più vicina all'idea esposta, ma con un focus sui politici. Non esprime alcun giudizio, ma raccoglie incarichi, interventi, pareri, attività parlamentare (compreso voto).

L'iteressante discussione sull'Agenda Setting, partita da Luca De Biase si sta espandendo a diversi importanti interlocutori. Si è ancora in fase di analisi e raccoltà di idee, ma ho molta fiducia che ne nasca qualcosa di interessante.

Butto una proposta che è poco più di un'idea fumosa:
sarebbe interessante stilare una serie di criteri di coerenza e consistenza oggettivi (di cui l'uso dell'articlo 81 è solo un esempio) con i quali analizzare proposte e programmi politici. In questo modo si potrebbe assegnare un valore ad ogni promessa elettorale, un peso diverso all'affidabilità di una singola proposta.

Il livello di consistenza della proposta non dovrebbe esprimere giudizi del tipo "buona proposta", "brutta proposta". Deve piuttosto valutare coerrenza e consistenza di una proposta e fornire un indice di valutazione del tipo: mancano 3 informazioni su 12 per la completezza della proposta, le informazioni mancanti sono:
- Come reperire le risorse per l'applicazione della proposta
- A chi viene applicata la proposta
- Soddisfa le direttive europee?

Questo è solo un esempio banale.
I criteri di completezza dovrebbero essere stabiliti a priori, differenziandoli per campo economico, sociale, militare, ecc.
I critire, nella migliore tradizione wiki, dovrebbero essere in ogni momento valutabili e modificabili.

Ho buttato il sasso, se qualcuno vuole dire la sua o segnalarmi che l'idea è già stata implementata ... usi i commenti!
Gliene sarò molto grato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con la considerazione che le proposte elettorali buttate lì solo per attirare consenso non dovrebbero nemmeno avere l'onore della cronaca.
Tuttavia credo che, nella fase di campagna elettorale, possa essere fuorviante una eccessiva attenzione alle promesse. Questo innanzitutto poiché le decisioni di governo, post elezioni, sono frutto di una mediazione tra la compagine politica, il cui obiettivo, soprattutto in governi di coalizione, è la ricerca del consenso più ampio possibile nella maggioranza; l’eccessiva completezza e la proliferazione dei dettagli della proposta finirebbe dunque per vincolare eccessivamente l’azione legislativa.
Questo discorso acquista ancora più valenza in una democrazia “ex post" come vorrebbe essere la nostra, in quanto rappresentativa. Mi spiego: il fulcro della nostra democrazia è la tornata elettorale. Questa dovrebbe essere il momento del giudizio dell'elettore sull'eletto, ex post, vale a dire giudicando l'operato di colui che aveva ricevuto la nostra fiducia alla precedente elezione. Il problema della nostra democrazia è proprio il fatto che chi ha avuto incarichi di governo non paga mai per quanto ha fatto, o non ha fatto, durante la legislatura.
Questo eccessivo zelo nel valutare le promesse, che puntualmente vengono smentite anche quando ben argomentate, finirebbe ancora una volta di più per distogliere l'attenzione del cittadino dal suo vero compito: bocciare o promuovere i rappresentanti, i politici, per quanto hanno concretamente fatto nel recente passato. IMHO

Abro ha detto...

Prendo spunto dalla tua pertinente osservazione per aggiungere che è proprio la difficoltà di giudicare l'operato di chi ha governato che mi spinge ad pensare ad un cambio di prospettiva.
Invece di un voto sulla fiducia, un voto sul programma, che dovrebbe essere chiaro e dovrebbe essere eseguito così come annunciato.
Non si vota la persona ma il programma.